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Recensione di: La polvere del tempo

01/06/2011 | Recensioni |
Recensione di: La polvere del tempo

A due anni di distanza dalla presentazione al Festival di Berlino (tempo quasi “contrattuale” per distribuire un film in Italia), esce in quaranta sale del circuito nazionale “La polvere del tempo”, del maestro greco Theo Angelopoulos. Secondo di una trilogia sul tempo e il ricordo (“La sorgente del fiume”, 2004), il film è la riflessione del regista su dei temi a lui molto cari, che nell’arco della sua carriera non hanno smesso di essere persistenti, dove la memoria, in primis, è quel patrimonio da salvaguardare affinché non ci perda nel tempo.  Un cinema poetico ma che, nello stesso tempo, guarda alla Storia con criticità e realismo, non dimentico delle tragedie affrontate nei secoli dal suo popolo d’origine. Piani sequenza composti con maniacale precisione, inquadrature che si trasformano in tableaux vivants, e una concezione del tempo filmico che si dilata in maniera “esasperata”, sono i punti cardine di un’estetica consolidata, che è doveroso ammettere, stavolta ha un sapore stantio e, per l’appunto, polveroso. Nel film si osserva la mano di un autore che insistentemente pone lo spettatore a dura prova, rispetto ad una cifra stilistica talmente autoriale da eccedere nella pretenziosità. Abituati a film commerciali ha avremmo preferito non vedere, il cinema di Angelopoulos è un faro nel buoi come pochi ce ne sono, ma è altrettanto discutibile la vanità con la quale il regista costruisce l’inquadratura e, crogiolandosi in essa, diventa strumento per sviare la nostra attenzione della vicenda narrata, criptica nella descrizione dei personaggi, le cui scelte, arrivati ad un certo punto, diamo fin troppo per scontate. A. (Willem Dafoe) è un regista americano di origine greca che tenda di finire un film interrotto per ragioni misteriose. Il film è la storia dell’amore fra Eleni (Irène Jacob) e due uomini Spiro (Michel Piccoli) e Jacob (Bruno Ganz), che l’amarono profondamente in due “mondi” e “tempi” differenti. I personaggi si perdono e si ritrovano, in un continuo peregrinare nel tempo e nello spazio, sullo sfondo degli eventi che hanno segnato la storia del Novecento in Siberia, Kazakhstan, Italia, Germania e America, fra deportazioni, campi di lavoro forzato, fughe miracolose, morti celebri, viste attraverso l’occhio cinematografico di A. che, come in un sogno, rivive gli avvenimenti nel proprio presente.

Serena Guidoni
 

 


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